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S1. Quali musei?

Condizionati dai tagli alla spesa pubblica o messi in crisi dalle nuove forme di diffusione e fruizione dell’immagine e dell’informazione, i musei si trovano costretti a ripensare i propri modelli gestionali e le proprie strategie culturali. Quali pratiche possono funzionare meglio nel contesto italiano? In che modo mostre temporanee e collezioni possono dialogare e contribuire alla riformulazione delle politiche del museo? 


Report del tavolo
premesse
- Una cattiva politica culturale è alla base delle difficoltà di programmazione su lungo periodo e di continuità di cui soffre la maggior parte dei musei d’arte contemporanea in Italia oggi; 

- è finito l’entusiasmo per l’“ipermuseo” e per le architetture spettacolari, che abbiamo visto richiedere energie gestionali ed economiche non corrispondenti al valore che sono capaci di generare; è importante ragionare in termini di sostenibilità e prospettiva futura: a quali esigenze deve rispondere il museo oggi? e nei prossimi anni? 

- il museo d’arte contemporanea italiano dovrebbe essere aperto a tutte le produzioni artistiche, valorizzandone le diverse esigenze espositive, con particolare cura per quelle che sviluppano la propria processualità sul lungo periodo; 

- qual è il nostro pubblico? Occorre lavorare alla creazione di nuovi processi partecipativi che mirino a coinvolgere il singolo fruitore e a consolidare il ruolo sociale del museo (una legittimazione che dovrebbe portare anche a una rinnovata attenzione da parte della politica, con contributi più congrui, e dei privati, spinti così ad investire).
proposte
- Un’identità e un’architettura museale che pongano al centro l’artista e le sue esigenze. Sì quindi a spazi flessibili, alla sperimentazione di nuovi formati espositivi e all’acquisizione dei lavori prodotti in occasione delle mostre; 

- Un board che sia coraggioso nelle scelte, una direzione che sia in grado di coniugare il rigore dell’umanista e capacità gestionali, organizzative e di promozione. Occorre una formazione di alto livello e una stretta collaborazione con gli artisti (si pensi agli esempi storici di Alexander Dorner e Willem Sandberg); 

- Il museo come luogo di ricerca, che produca le sue mostre temporanee opponendosi al mercato delle “mostre chiavi in mano” di dubbio valore scientifico. I musei italiani, già in rete grazie ad AMACI, si coordinino sulle rispettive ricerche e condividano il proprio lavoro, anche facendo circolare le diverse produzioni e collaborando nella produzione di progetti di particolare valore; 

- La collezione come centro dell’identità museale. Il museo deve investire nella creazione di una collezione permanente che sia rappresentativa, concentrandosi sui giovani artisti, con il doppio beneficio di supportarne la carriera e, per l’istituzione, di poter far fronte alle acquisizioni quando il mercato lo consente. Gli artisti possono dare un importante contributo alle modalità espositive della collezione permanente, con progetti specifici che lavorino sullo ‘svelamento’ del patrimonio; 

- Superare gli individualismi di direttori e curatori, così che i progetti non rispondano a percorsi individuali ma abbiano come fine ultimo la costruzione di un profilo identitario dell’Istituzione. Il lavoro deve essere corale e l’organigramma delle figure professionali completo. Per fare questo ci vogliono concorsi trasparenti per tutte le figure professionali e una formazione continua per quelle già inquadrate nell’istituzione (valorizzazione della figura del mediatore di sala) 

- Lavorare alla costruzione di un museo ‘amichevole’, frequentato al di là degli eventi, e fortemente radicato al proprio territorio, anche grazie a nuove formule di bigliettazione (biglietti settimanali o per progetto); 

- Costruire un museo ‘ibrido’, dai contenuti transdisciplinari, in relazione con il patrimonio culturale in senso lato (non solo contemporaneo); 

- Una programmazione su lungo periodo e, di conseguenza, una comunicazione per tempo di tutte le attività, per un maggior coinvolgimento del pubblico; 

- Una maggiore attenzione alla produzione italiana: è necessario un supporto tanto da parte dei musei quanto da parte del sistema delle gallerie, altrimenti l’arte italiana non potrà mai essere competitiva in un contesto internazionale (l’appello è soprattutto ad AMACI); 

- Necessità di un art council nazionale indipendente dalla politica, erogatore di contributi, supporto alla promozione, garante della qualità.