Criticità nei rapporti con la pubblica amministrazione
Mancanza di un quadro giuridico-amministrativo stabile della pubblica amministrazione che garantisca continuità nelle relazioni e nelle erogazioni di fondi. Si veda il caso della ristrutturazione delle provincie che ha causato in alcune regioni il blocco dei fondi pubblici che venivano attraverso queste distribuiti.
Dipendenza dei bilanci dei musei pubblici dai bilanci degli enti territoriali cui fanno capo (comuni, province, regioni). Il ritardo con cui questi vengono approvati si riflette negativamente anche sulle istituzioni, paralizzando la loro possibilità di spesa.
Difficoltà di armonizzare i ritmi di programmazione a breve termine delle istituzioni con quelli dei soggetti finanziatori. Si veda il caso dei bandi europei che richiedono programmazioni pluriennali, o quello di sponsor privati pronti ad impegnarsi sul lungo periodo a fronte di un programma già sviluppato a cui associare la propria immagine.
Discontinuità della parte politica eletta ogni cinque anni: nel periodo tra una legislatura e la seguente si verifica spesso una vacatio di programmazione, dovuta all'assenza della figura di riferimento nell'amministrazione pubblica - senza contare che spesso gli assessori alla cultura si avvicendano anche all'interno della medesima legislatura, con il conseguente turn over dello staff a loro collegato e cambi di programma già approvati.
Applicazione delle norme della pubblica amministrazione relative ad incarichi e pagamenti anche ai musei pubblici. Dalle prime deriva l'impossibilità di fare affidamenti diretti; le seconde sono responsabili dei lunghi tempi di pagamento dei fornitori, che fanno percepire le istituzioni come "cattivi pagatori", soprattutto all'estero.
Criticità interne ai musei
Mancanza di figure professionali specializzate in tutti i dipartimenti, a causa dei limiti alle assunzioni imposti dalle difficoltà di budget. Lo staff di conseguenza deve sottrarre tempo ai propri compiti e farsi carico di responsabilità che esulano dal proprio ruolo, mettendo a frutto competenze sviluppate unicamente sul campo, a discapito della buona gestione e della crescita professionale dei singoli.
Produzione di mostre "episodiche" anziché di cicli espositivi legati a progetti di ricerca a lungo termine, a causa di orizzonti di programmazione brevi. Questi hanno una ricaduta negativa anche su altre attività del museo che necessitano continuità di previsione, come le attività educative, di conservazione delle opere in collezione, di manutenzione degli edifici.
Difficoltà di relazione con gli artisti, che a seguito di un invito per mostre o progetti richiedono conferme di budget, contratti, date certe di programmazione, che raramente possono essere confermate ufficialmente con largo anticipo.
Competizione con mostre ed eventi "di cassetta" programmati in spazi pubblici da soggetti terzi. Il successo di pubblico, con il conseguente indotto turistico, sembra essere l'unico parametro di valutazione della validità della proposta culturale per molti amministratori pubblici. In questo clima, la missione educativa e di ricerca del museo è da difendere e riaffermare con forza.