Relazione macroarea "Discussione, analisi, approfondimento, denuncia"
Silvia Franceschini (coordinatrice del tavolo "Censura e autocensura"), Fabiola Naldi (coordinatrice del tavolo "L'arte deve essere provocazione?"), Luigia Lonardelli (coordinatrice del tavolo "Quantità di pubblico vs qualità della proposta"), Francesco Scasciamacchia (coordinatore del tavolo "Un nuovo ruolo sociale per l'arte"), Pietro Gaglianò (coordinatore del tavolo "Riconoscere il valore del lavoro culturale"), Eleonora Farina (coordinatrice del tavolo "Cervelli, corpi, progetti in fuga"), Francesca Grilli (coordinatrice del tavolo "Interdisciplinarietà o transdisciplinarietà?"), Francesco Garutti (coordinatore del tavolo "Esterofilia. un problema italiano"), Desdemona Ventroni (coordinatrice del tavolo "Come si conserva l'arte contemporanea in Italia?") relazionano il lavoro dei tavoli della macroarea "Discussione, analisi, approfondimento, denuncia". Conduce il dibattito Ilaria Bonacossa, membro del comitato promotore del Forum.
Le urgenze giuridiche, normative e politiche emergono e si definiscono contestualmente alla capacità di mantenere vitale il dibattito teorico. L’intelligenza critica si nutre di parole e di confronti, di contrasti e ancora di parole, e stimola la “Graduale produzione dei pensieri durante il discorso”.
Nell’articolata varietà dei temi raccolti in questa macro area il fattore comune riguarda la posizione dell’artista nella società italiana: il suo ruolo, il dialogo che intreccia con le comunità e in seno alla storia e alla cultura dell’arte, il senso e l’orizzonte della sua responsabilità, il margine di reale autonomia in cui gli è dato di lavorare, oltre ad alcuni interrogativi, tecnici e culturali, sulla sua riconoscibilità come professionista, sulle garanzie rispetto al suo lavoro e sui diritti fondamentali a questo correlati.
La quasi totalità di tali questioni appare collegata (ma non, semplicisticamente, in termini di causalità) alla gestione politica, al riscontro di uno scandaloso deficit normativo, alla mancanza di un dialogo costruttivo con altri settori del lavoro intellettuale e, in molti casi, con il governo del territorio, a varie scale. Da questi confronti (nei tavoli coordinati da chi scrive, Eleonora Farina, Francesco Garutti, Luigia Lonardelli, Francesco Scasciamacchia) e da altre verifiche si delinea l’importanza di uno sforzo teso verso una coabitazione propositiva di tutti gli attori del contemporaneo, in cerca di un coordinamento normativo nazionale, e con modelli internazionali, ma con un’attenzione altissima sul mantenimento della natura dell’arte, irriducibile a prassi precostituite, impossibile da scomporre in parametri, con una distanza, indispensabile, dal controllo e dall’impulso alla normalizzazione (per dirla con Michel Foucault). Su questo aspetto in particolare si è concentrato il gruppo di lavoro guidato da Francesca Grilli che ha individuato nella transdisciplinarietà non un esito ma un processo, un’abitudine del pensiero: un’attitudine che resiste alla parcellizzazione dei saperi, a quel disciplinamento che pacifica, e neutralizza, la capacità eversiva delle connessioni tra le cose, tra i pensieri.
Nel tavolo sulla funzione dell’arte come provocazione (con il coordinamento di Fabiola Naldi) si auspica una distanza dalla provocazione meramente linguistica, o da quella sensazionalistica e intenzionale, riconoscendo la possibilità dell’arte di scatenare reazioni non prevedibili. E da questa prospettiva Loredana Longo, tra i non molti artisti presenti ai tavoli, ribadisce che la provocazione va intesa come atto conoscitivo della propria cultura, agita quindi in uno spazio di libertà sia per l’artista sia per gli interlocutori dell’opera.
In entrambe le discussioni (Grilli e Naldi), e più in generale, appare basilare il ricentramento della consapevolezza dell’artista come autore di un spostamento culturale e politico, come detentore di una capacità eversiva in sé, attorno alla quale deve disprosi un meccanismo di traduzione, interpretazione e sostegno, quando necessario. Compito questo di una collegialità che non può, non deve, diventare casta o assumere posizioni autoreferenziali. Il nodo della questione emerge con definitiva chiarezza dal confronto su “Censura e autocensura”, coordinato da Silvia Franceschini: qui il punto di frizione tra autonomia dell’arte e la sua capacità dialogica, viene individuato in una autocensura espressa nel consenso alle politiche dominanti, e nell’emersione, per dirlo con il contributo di Hou Hanru “di una sfera pubblica privatizzata".
Nessuna conclusione è possibile, e nemmeno la definizione di soluzioni immediate, di tattiche immediatamente operative. Il forum e i suoi partecipanti hanno attivato una dimensione argomentativa che va tenuta viva, hanno aperto confronti e illuminato conflitti, tutti indispensabili almeno in due prospettive: in primo luogo la possibilità di mettere in opera strategie a lungo termine, con la sperimentazione di soggetti (corporativi? delegatari? Tutto è aperto) che possano esprimersi sul piano istituzionale, radunando bisogni e aspettative, tecniche, burocratiche, giuridiche, e non solo. In un’altra direzione, altrettanto importante, il forum ha prodotto pensiero, proprio grazie alle parole, articolate in discorsi: il pensiero si produce contemporaneamente al linguaggio (Heinrich Von Kleist).