Un Forum necessario: grande partecipazione e bisogno di confronto
Oltre quattrocento relatori e mille partecipanti provenienti da tutta Italia (e in alcuni casi dall'estero) si sono raccolti a Prato per prender parte al Forum dell’arte contemporanea italiana e alle discussioni dei quarantadue tavoli di lavoro coordinati perlopiù da giovani curatori e artisti.
La grande adesione, che ha visto presente in massa la nuova generazione insieme a gran parte degli operatori più maturi, testimonia come la necessità di aprire uno spazio di confronto sincero e consapevole sia, in questo momento in Italia, un sentimento pienamente condiviso. Il primo importante risultato del Forum è dunque l'ampia partecipazione, favorita anche dal sistema scelto: la suddivisione in tavoli tematici che alimenta il coinvolgimento e la discussione capillare e analitica, mentre i momenti di restituzione in plenaria al Teatro Metastasio hanno aiutato a convergere progressivamente verso sintesi e proposte.
La struttura dei tavoli come sfida e opportunità
La tripartizione della discussione ai tavoli (criticità, obiettivi, proposte), sebbene ritenuta da alcuni un poco stretta, ha spinto i relatori a indirizzarsi verso conclusioni propositive, eliminando gran parte degli aspetti di retorica individualista che simili kermesse possono facilmente suscitare. Naturalmente alcuni temi favorivano il raggiungimento di punti concreti, altri, più larghi e generici, non potevano che restare sul piano dell’analisi, della denuncia, dell’auspicio.
Difficile è stato tenere fede al principio iniziale di pensare ipotesi progettuali che potrebbero essere realizzate in autonomia, senza dovere fare riferimento a istituzioni e organizzazioni esterne. La maggior parte delle conclusioni dei tavoli, inevitabilmente, fa riferimento a budget e decisioni legislative che non possono che essere prese da organismi amministrativi, locali o nazionali.
Ma al di là delle questioni specifiche, alcune significative tendenze attraversano tutto il Forum, e possono essere considerate posizioni generali:
Indipendenza della cultura dalla politica
La prima è la separazione tra politica e cultura, o, per essere più precisi, fra potere politico e produzione culturale, l'ormai ineluttabile riconoscimento della necessità che tra le due sfere si collochi un arm's length, la distanza di un braccio che garantisca l'indipendenza di operatori e scelte artistiche dalle strategie di politica generale. È quanto emerge con forza dal tavolo specifico (“Separare politica e arte, un'urgenza”) ma che si declina un po' in tutti i tavoli che abbiano anche solo sfiorato il tema, da quello su “Censura e autocensura”, a quelli più specifici sui Concorsi o sul Padiglione Italia della Biennale di Venezia, che reclamano la necessità di commissioni costituite da addetti ai lavori. Ormai il sistema dell'arte italiano, su questo argomento, è maturo, e riconosce chiaramente come influenze esterne e condizionamenti clientelari non possano che corrompere, sminuire e infiacchire i progetti artistici che devono invece crescere nella piena libertà culturale.
Formazione come base per lo sviluppo
Il secondo punto che ha attraversato un po' tutto il Forum, anche se ovviamente si è concentrato principalmente nei tavoli della macroarea relativa, è la necessità di promuovere con decisione la qualità della formazione, sia per i produttori (artisti, curatori, ecc.) che per il pubblico. L'educazione artistica in genere, e la coraggiosa applicazione di nuove metodologie nelle scuole, nelle Accademie e nelle Università, come nelle istituzioni espositive, la creazione di nuovi percorsi educativi come mezzo fondamentale per la diffusione delle arti visive; tutto ciò contribuirà all’affrancamento della cultura dalle logiche mediatiche dell'audience e dell'offerta turistica.
Necessità di relazioni
Il terzo punto è la necessità di rafforzare da un lato le relazioni con la società, le comunità del territorio e il settore privato, promuovendo la dimensione inclusiva dell'arte contemporanea, e dall'altro sia i legami con il sistema dell'arte oltreconfine, favorendo l'accesso di artisti e pubblico alle piattaforme internazionali, sia i legami tra le diverse discipline, promuovendo una maggior transdisciplinarietà.
Costruire reti e comunità
Infine, una questione importante che i vari tavoli del Forum hanno quasi sempre toccato è la necessità di costituirsi in reti, di costruire gruppi di lavoro e osservatòri, continuando la discussione per elaborare proposte migliori e sempre più adeguate. Su questo argomento si è manifestata una parziale frattura tra la giovane e la vecchia generazione, più incline a costituirsi in comunità la prima, più individualista la seconda. Ma la maggior parte dei tavoli ha dichiarato che intende dare continuità al lavoro fin qui svolto, sottolineando una complessiva unità. Nei tre giorni a Prato è stata manifestata infatti da più parti la necessità che il Forum diventi una piattaforma permanente, che coordini il proseguimento dei tavoli di lavoro nei prossimi mesi con chi ha già partecipato e si apra a chi voglia partecipare in futuro. La creazione di una comunità e di reti di fiducia è elemento essenziale per la costruzione di un progetto credibile e uno scambio di pensieri efficace: in qualche modo si sta costituendo una sorta di "intelligenza esterna", indipendente dalle singole volontà, che sta continuando a lavorare e produrrà senza dubbio cambiamenti notevoli.
Tre proposte per il futuro: dal Forum permanente all’Arts Council italiano
Pertanto i tavoli non si chiuderanno con la conclusione del Forum, ma saranno il punto di riferimento per la continuazione di una discussione condivisa, un luogo che raccoglie l’esperienza e le idee e le rilancia verso iniziative, proposte e approfondimenti. Altre istituzioni si renderanno disponibili ad accogliere alcuni tavoli, magari divisi per aree, al fine di continuare il lavoro. In questo senso il Forum si dà un orizzonte di prosecuzione a tre livelli. Il primo, il più semplice e immediato, di costituirsi in Forum permanente. È questo ciò che già avviene con la trasformazione del sito in piattaforma di condivisione e di scambio e la continuazione dei tavoli di discussione sia in modo virtuale che, in qualche occasione specifica, concreto. Il Forum continuerà i suoi compiti di analisi e di proposta, e diverrà un organo di coordinamento e monitoraggio delle buone pratiche, pronto a intervenire qualora certe regole di trasparenza e correttezza non vengano attuate. Questo non necessita di grandi investimenti: il Centro Pecci di Prato si è già dato disponibile a porne le basi; è auspicabile che altre istituzioni si associno secondo modalità che siano loro consone. Il secondo livello richiede un impegno economico e organizzativo già più considerevole e una volontà politica netta. Si tratta della costituzione di un'agenzia di promozione dell'arte italiana, sul modello ad esempio della Pro Helvetia, che sostenga la creatività italiana, in particolar modo all'estero. Il terzo livello, il massimo auspicabile, è la costituzione di un Arts Council italiano, un organismo capace di lavorare strategicamente ed efficacemente, in modo coordinato ma indipendente dal dicastero, attuando così la separazione tra cultura e potere politico più volte auspicata durante il Forum di Prato.
Da comitato promotore a comitato coordinatore
Il Forum è il luogo in cui tutti hanno la stessa voce. I cinque promotori iniziali – Ilaria Bonacossa, Fabio Cavallucci, Anna Daneri, Cesare Pietroiusti e Pier Luigi Sacco – sentono il dovere di continuare il loro compito di coordinamento almeno finché non saranno stati raggiunti i primi risultati. Come necessario segnale di allargamento, vengono integrati al gruppo iniziale i cinque coordinatori – Alessandra Casadei, Antonella Crippa, Pietro Gaglianò, Silvia Simoncelli e Chiara Vecchiarelli – a cui è stato attribuito il compito di rappresentare le macroaree nel momento della sintesi al Teatro Metastasio il 27 settembre scorso.