-L’erronea Logica del Profitto culturale La formazione, l’educazione, l’arte e le categorie di pensiero in un contesto che potremmo definire di biocapitalismo finanziario.
-Mancanza di un linguaggio condiviso
Mentre il sonno della ragione genera mostri è giunto il momento di ragionare sui termini insegnare, creare e mostrare, o ancora se ha ancora senso mostrare contenitori da contemplare, fruiti da un pubblico formato in contenitori dove hanno solo ascoltato, per lo più, passivamente. Manca l’esercizio del “Pensiero Critico” che abbia in mente un “cittadino” da formare
-Modalita Storicistiche dello studio della Storia dell’arte:
Ciò che si richiede ad una scuola che voglia seguire la via della Bildung e della paideia, e non quella della doctrina, è di presentare invece l’opera d’arte non tanto come un qualcosa che, prima di noi, ha già finito di parlare.
-Analfabetismo da immagine
Studenti di Arte e Comunicazione non sanno leggere minimamente le immagini.
-La creazione del “Cognitariato”
In Italia esistono corsi relativi all’arte beni culturali in almeno 45 facoltà universitarie sparse nel paese, ci sono 20 accademie di belle arti statali e altre 24 legalmente riconosciute, inoltre ci sono le scuole per curatori, e altri corsi professionalizzanti
Questa implosione ha prodotto un forte, spesso illuso, precariato intellettuale - il cosiddetto “cognitariato” –contemporaneamente è proceduto il saccheggio della scuola pubblica, (con la conseguente progressiva svalutazione sociale della figura del docente e dell’educazione in genere) e il blocco delle assunzioni nelle istituzioni museali
-La funzione produttiva dei Musei
Oramai il concetto di "valorizzazione" del museo coincide come fonte di entrate finalizzate al raggiungimento di una chimerica autonomia finanziaria. Questo ha definitivamente compromesso sia la credibilità scientifica delle mostre e la loro funzione divulgativa, sia il valore pedagogico di visite e laboratori didattici, diventati una voce importantissima del business museale.
-La Formazione Non Convenzionale
Non è soltanto l’arte ad avere bisogno di educazione, ma l’educazione di arte. Il proliferare di progetti di scuole e di anti-scuole indipendenti, di progetti e di piattaforme collaborative basate sulla peer education, spesso per iniziativa di artisti, non è il mero effetto del mainstreaming. Significativamente anche in Italia il dibattito su questi temi si è articolato a livello internazionale, dal summit Non-aligned initiatives in education culture di Berlino nel 2007, o i convegni Talkin’ to me? Why art is turning to education all’ICA di Londra nel 2008 e Transpedagogy, etc, ma tutto questo non ha avuto grande eco e continuità in Italia.
- Criticità verso le modalità dialogiche del Forum
Viene poi messa in discussione la griglia concettuale che sottendeva al modello di lavoro comune, perché potrebbe limita lo sviluppo di un dialogo più libero e socratico, che tuttavia si può rimandare agli sviluppi futuri.