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PP4. Nuovi mecenati

In età classica, il mecenate è colui che ha la capacità di spendere in grande ma anche di farlo in modo appropriato: forte di superiorità morale, educazione e conoscenza del bello, è il punto di contatto tra economia ed estetica, colui a cui affidare la gestione della polis. Anche nel Rinascimento, mecenatismo e potere politico sono strettamente connessi e la definizione sottende tanto il prestigio del benefattore quanto l'assoggettamento ad esso dell’artista e della sua libertà. Cosa rimane oggi di questo impianto etico e utilitaristico al tempo stesso? Chi sono i mecenati contemporanei e che ruolo hanno? Quali le loro aspettative e le capacità di incidere sulla produzione artistica? 


Formare al mecenatismo – oggi più multiforme ed estendibile rispetto alla concezione tradizionale – come occasione per ampliare le modalità di sostegno all’arte contemporanea e amplificarne l’esperienza di produzione e fruizione.
premesse
- Per avere un inquadramento del mecenatismo oggi è necessario analizzare in modo induttivo l’attività di tutti quei soggetti che nel proprio quotidiano, a vario titolo e con vari approcci, agiscono a supporto dell’arte e della cultura contemporanea. Tra questi, si contano collezionisti privati, galleristi, progettisti culturali, musei, fondazioni bancarie, fondazioni d’impresa, ma anche pubbliche amministrazioni. 
- Dall’epoca classica ereditiamo una definizione generale che vede la magnificenza come “generosità individuale con finalità pubblica”, storicamente connessa con il tessuto politico ed economico del territorio su cui insiste e rafforzata da un modello etico di “superiorità morale”. Sia ieri che oggi, l’azione del mecenate passa attraverso l’attivazione di un soggetto tramite, che è l’artista, cui viene affidato – esplicitamente o meno – un compito e delle aspettative.
- Se tali aspettative possono essere di natura puramente estetico-contemplativa, etica e sociale o meramente economica, oggi più di ieri è difficile trovarle condensate in un unico soggetto. Ciascuno, infatti, procede secondo la propria vocazione o i propri vincoli statutari, privilegiando, a seconda dei casi, uno degli aspetti.
- Il mecenate contemporaneo non sembra turbato da un’arte sempre meno fisica e sempre più processuale e abbraccia con uguale entusiasmo opere immateriali e performative, superando quella forma di mecenatismo che sembrava fare più rima con capitalismo dell’arte. Allo stesso modo, non sembra avere intenzione di influenzare la libertà dell’artista nel momento in cui l’intervento è inserito in una cornice di senso, territoriale o tematica.
- Accanto ai “grandi mecenati”, oggi emerge un’ondata di “mecenatismo diffuso”, definibile come “di prossimità” e senza la disponibilità di capitali ingenti, che apre potenzialmente ad una diffusione molto maggiore del fenomeno. In questi casi non ci si limita a una mera azione di sostegno economico o di acquisto dell’opera finita, ma piuttosto si avviano processi – più o meno mediati dalla presenza di un progettista – che favoriscono la creazione di un rapporto “personale” tra il mecenate e l’artista, un’esplorazione di possibilità durante l’intero sviluppo creativo, indipendentemente dagli esiti.
proposte
- Ciascuna tipologia di mecenatismo – differente per disponibilità economiche, frame-work, aspettative – resta comunque riconducibile ad una forma di generosità individuale a finalità pubblica e pertanto merita sia un riconoscimento, sia un’interlocuzione specifica. Questo rimanda al più ampio tema della relazione tra ente pubblico e soggetti privati, che deve avvenire senza snobismi intellettuali e preconcetti, nel rispetto di specificità e ruoli: per massimizzare i benefici per la collettività derivanti dal mecenatismo, da un lato le pubbliche amministrazioni dovrebbero presentare visioni e competenze tecniche tali a leggere, facilitare e valorizzare l’intervento privato, dall’altro i privati dovrebbero rendersi disponibili a conciliare le proprie visioni con gli indirizzi del settore pubblico, per partecipare ad un progetto sistemico e non chiudersi nella propria comfort-zone. Entrambi i soggetti dovrebbero per promuovere quest’approccio sinergico, sensibilizzando in tal senso l’opinione pubblica.
- Come si lavora sui “giovani artisti”, è auspicabile lavorare anche sui potenziali “giovani mecenati”, educando nello specifico e fin dall’infanzia ai linguaggi dell’arte contemporanea e al ruolo dell’artista contemporaneo, affinché se ne riconosca la rilevanza nella comprensione dell’oggi e si trovi quindi nel suo sostegno un’occasione di crescita e di relazione con il proprio tempo e la propria comunità.
- Formare al mecenatismo significa far conoscere alle persone le opportunità che apre, che vanno dallo sviluppo della persona al miglioramento del proprio ambiente, senza dimenticare (né stigmatizzare) i vantaggi economici che ne derivano. È questo il caso degli sgravi fiscali connessi alle erogazioni liberali per il sostegno della cultura o gli incentivi alla produzione artistica, già previsti da norme esistenti ma poco conosciute o addirittura non applicate (ad esempio, la recente legge 106/2014 “Artbonus” o le più storiche leggi 512/1982 “Regime fiscale dei beni di rilevante interesse culturale” e 717/1949 “Norme per l’arte negli edifici pubblici”). Favorirne una maggiore diffusione e conoscenza ne permetterebbe sia un utilizzo più estensivo, sia di ampliarne le maglie e pretenderne l’attuazione. Allo stesso modo, sarebbe utile agire sull’abbassamento dell’IVA nella compravendita di opere d’arte, così come intervenire sulla categorizzazione obsoleta tra soggetti profit e non profit, affinché gli enti finanziatori, come la pubblica amministrazione e le fondazioni bancarie, potessero sostenere progetti per il loro merito, indipendentemente dalla natura giuridica del proponente.
- Il Forum dell’Arte Contemporanea dovrebbe evolvere in una piattaforma continuativa, in grado di porsi come punto di riferimento del settore sia nello scambio di informazioni e buone pratiche, sia come influencer.